Guida al fascismo del 1919: “Attenzione, ora continua”
La crudeltà del regime in 12 storie dalla provincia ferrarese
da: Il Fatto Quotidiano del 10 Feb 2020, di FURIO COLOMBO
Sto per parlare di un piccolo libro sul fascismo di particolare importanza. Contiene rivelazioni che di solito mancano e si occupa di dettagli e di fatti apparentemente piccoli e locali. È “Il fascismo ferrarese, dodici articoli per raccontarlo“, di Antonella Guarnieri,
Tresogni Editore. E mi accorgo che Alessandra Mussolini mi dà una mano per spiegare ciò che sto per scrivere. Qualcuno dirà che questa signora se l’è cavata abbastanza bene se pensate che ha dovuto trascinarsi dietro la discendenza e il nome di uno dei 2 peggiori dittatori della storia europea, da lei orgogliosamente e ripetutamente vantata.
MA QUESTA VOLTA ha voluto usare 2 strumenti esclusivi del repertorio fascista: una manifestazione di potere (come osa Liliana Segre discutere l’opportunità di dedicare una strada di Verona al “difensore della razza” Giorgio Almirante, dopo che la giunta comunale di destra si era persino presa il peso di accettare lei, la Segre, come cittadina onoraria?) e un insulto. Perché, dopotutto, la Senatrice a vita Liliana Segre fa parte di un gruppo non tanto gradito al nonno e dov’è il problema se, con l’allegria di chi domina, chiami la sopravvissuta di Auschwitz “strega di Biancaneve”?
Ecco, questo piccolo episodio spiega in che modo Antonella Guarnieri ha narrato e spiegato episodi di fascismo locale (in questo libro il fascismo ferrarese) che hanno sfregiato l’Italia da subito (1919) e per 20 anni. La Guarnieri analizza (nei 12 articoli del titolo) episodi che sono quasi fatti di cronaca, se qualcuno dei protagonisti non fosse un nome di vertice del fascismo (Italo Balbo). E tutti, anche i nomi citati solo perché tratti dalle
pagine locali del tempo, sono violenti, cattivi e, quando possibile, assassini. È da pagine come queste (che spiegano implicitamente ma nel profondo, come i film di Bertolucci e La lunga notte del ’43, le storie di Bassani) che emana l’odore del fascismo: falsificazione, crudeltà, mancanza totale di scrupoli e fedeltà al mandante (in questo caso le grandi imprese agricole della vasta e prospera area padana, troppo socialista).
SE ALLA CAMERA MUSSOLINI potrà dire di prendersi tutta la responsabilità del delitto Matteotti, le ragioni le trovate in queste pagine: non in una spiegazione dei suoi eventi nazionali, ma nel robusto seme di odio piantato in province fertili dove la paura, e la necessità di sopravvivenza, renderanno facile la conversione di massa e le esaltate piazze fasciste che, prima e dopo i cadaveri, i non giovani che leggono queste righe ancora
ricordano.
Ma chi legge questo libro, e chi ricorda, non potrà fare a meno di notare tristi somiglianze con il farsi avanti violento e spavaldo della destra che esige l’eliminazione dei migranti, impone di credere ai complotti e spaventa la sinistra al punto da non toccare né “la sicurezza” secondo Salvini né il rispetto dei diritti umani secondo il trattato (il nostro trattato) con la Libia. Per questo mi sento di dire che il libro della Guarnieri è come un
abecedario. Leggetelo e ritroverete la narrazione dei tempi e dei luoghi in cui tutto comincia.
Ma attenzione: adesso continua.