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Carneficina – giorno 12

Bombardamenti a Gaza

Desideriamo fare anche nostro il contenuto dell’ultimo articolo comparso sul blog “Empatia e Pace” curato da Nathan Levi, autore del volume da noi pubblicato “La Metamorfosi dei Papaveri“.

Torneremo ancora e spesso su questo argomento. Buona lettura.

“Quanto durerà questa carneficina? Quanta sofferenza ancora? Ci sono momenti e luoghi in cui le voci invocanti la pace suonano fortemente stonate. Oggi accade in Israele. Assomigliano al canto di un usignolo in mezzo alle urla di un branco di iene in lotta per la carcassa. Di carcasse, ancora una volta e peggio di sempre, Israele e Gaza sono stracolme. Ed è solo l’inizio. Carcasse umane sbranate dal fanatismo feroce che sgorga insaziabile dal magma della nostra psiche profonda. Ancora una volta è evidente lo squilibrio insanabile tra le nostre pulsioni di morte verso il diverso e il silenzio della ragione. Non sono bastati millenni di civiltà. Siamo rimasti alla mercè del nostro tribalismo delle origini, e non c’è speranza. Ciascuna parte invoca le ragioni della propria tribù, sorda e cieca a quelle degli altri. E dilaniati da razzi e bombe ci vuole certo un medico forense per etichettare la carne bruciacchiata, le ossa frammentate e i brandelli di cervello nella giusta casella di appartenenza nazionale e religiosa.

Questa volta il colpevole è Hamas. È evidente. Hamas è la quintessenza del fanatismo palestinese. È la gramigna cresciuta certo sul terreno rigoglioso della miseria, dell’isolamento, della desolazione senza speranza del luogo in cui è toccato ai suoi adepti nascere e vivere. Ma, sia chiaro, la ferocia criminale manifestata da Hamas sabato 7 ottobre lo rende direttamente responsabile delle sofferenze dei loro confratelli di Gaza. 

In Israele, mai come ora, fiorisce l’integralismo religioso di due mila anni di isolamento e persecuzione. Ci ha permesso certo di mantenere il retaggio dei nostri avi, ci ha protetto dall’assimilazione, ci ha ‘conservato’. Il popolo ebraico gli deve molto. Ma Israele è nato dalla spinta laica volta a proteggere il popolo ebraico dal fanatismo antisemita, alla rinascita della propria nazione in cui la dittatura del più forte non possa prevalere ed opprimere, in cui difendere con operosità, ingegnosità ed anche con le armi la propria esistenza. Entrambi i popoli della Palestina, e le potenze che li hanno sponsorizzati, hanno commesso errori imperdonabili che hanno ostacolato qualsiasi compromesso volto alla ricerca di una giusta pace. La pace non è la condizione naturale dell’uomo. È una conquista che si porta avanti con impegno, fatica, rinuncia, tutte risorse disponibili solo se illuminate dalla nostra componente razionale. Tra israeliani e palestinesi il buio è più fitto che mai.

Ma nell’attuale situazione è possibile immaginare un’ipotesi di riconciliazione? In un coinvolgente articolo di pochi giorni fa su Repubblica il grande scrittore israeliano David Grossman scrive: “[…] due popoli snaturati da una guerra senza fine […]. Dovranno passare molti anni, anni senza guerre, prima che si possa pensare a una riconciliazione, una guarigione”. Opprimente e facile da condividere. Ma se comparisse sulla Terra un Dio unico, buono e giusto di tutti i viventi e non solo, mi piace pensare che procederebbe in primis salvando gli ostaggi di Hamas e risparmiando quanto possibile i civili israeliani e palestinesi. Poi taglierebbe il male alla radice decapitando il vertice di Hamas e disperdendo i suoi miliziani e obbligherebbe i coloni israeliani a ritirarsi dalla Cisgiordania. Mettendosi a capotavola, riunirebbe i rappresentanti dei due nemici obbligandoli alla discussione fino al raggiungimento dell’unica soluzione possibile: la creazione dello Stato della Palestina accanto ed in pace con Israele. Fantasie… per non soccombere all’orrore devastante di oggi.

Mi unisco a Grossman che scrive: «Anche nella malvagità c’è un limite».”

Nathan Levi

 

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